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I PRIMI PUDORI di Sabina Garofalo - sessuologa di Aied Napoli

Fino ai 12/18 mesi, il bambino non percepisce la distinzione tra il proprio corpo e quello della mamma. Solo intorno a quell'età comincia a prendere coscienza del mondo esterno e di tutto quello che può scoprire e sperimentare. La sua scoperta è quella di un un "piccolo selvaggio", ignara di regole o sensi del pudore. Si osserva, si tocca, sperimenta le diverse parti del proprio corpo, tra cui anche gli organi sessuali. In questa fase è molto importante non reprimere questo desiderio di scoperta, non scandalizzarsi o imbarazzarsi di fronte a questi comportamenti del bambino.

Verso i 4 anni vostro figlio diventa un animale "sociale" a tutti gli effetti e comincia a confrontare il proprio corpo con quello degli altri bambini e degli adulti. E' qui che inizia a svilupparsi il "senso del pudore" (da non confondersi con la vergogna!).
Così capita che di colpo, vi butti fuori dal bagno, non si lasci più lavare o vestire, si imbarazzi se girate nudi per casa. Non preoccupatevi, non è la società che ne sta facendo un "bacchettone", si tratta di una fase assolutamente normale e importante della sua crescita, derivante dall'osservazione del mondo intorno a sé. Il senso del pudore è lo strumento che il bambino utilizza per mantenere la prorpia identità rispetto agli altri, conservarsi come individuo con una parte privata, solo sua.

In questa fase è importante rispettare questo bisogno di privacy del bambino: lasciatelo solo in bagno se percepite che lo desidera, fate in modo che si lavi da solo le parti intime, soprattutto, non prendetelo in giro per il suo eccessivo pudore. E non dimenticate che il "livello" di pudicizia del bambino è parte del suo carattere. Come negli adulti, ci sono bambini più o meno riservati e una forzatura al loro senso del pudore equivale a una forzatura del loro intimo e del loro essere.

Parliamo di sesso

Innanzitutto una premessa: il sesso non è un argomento imbarazzante neppure da affrontare con un bambino, se il tono e l'approccio sono quelli giusti.
La tendenza, piuttosto diffusa tra i genitori, invece, è quella di procrastinare il discorso, facendo in modo che certi argomenti non escano in famiglia e che il bambino impari quello che deve imparare col tempo e magari da altri. Niente di più sbagliato. Il rischio è quello che il piccolo cominci a pensare che il sesso sia quello che vede in TV o di cui parlano, spesso senza cognizione di causa e in modo piuttosto "sbruffonesco" i suoi amici più grandi. Se, al contrario, sin da piccolo lo si abitua a cercare in famiglia risposte ai suoi dubbi in materia sessuale, si eviterà di trasformare l'argomento in un tabù, dandogli tutti gli strumenti per essere davvero preparato e pronto quando dalle parole dovrà passare ai fatti.

Non esiste un'età giusta per parlare di sesso. La cosa migliore è quella di assecondare le curiosità del bimbo, spiegandogli le cose in modo esauriente e con parole semplici, tenendo sempre conto della sua età.
I bambini molto piccoli sono in continua esplorazione del loro corpo: con loro è possibile, anzi consigliato, utilizzare termini fantasiosi e familiari ai quali, col tempo, si darà una terminologia più corretta. Se, per esempio, mentre lo state lavando il piccolo domanda cos'è quella cosa che gli pende tra le gambe, potrete dirgli che si tratta del suo "pisellino" o dell'"uccellino", e se vi chiede come mai le bambine non ce l'hanno, dirgli che maschietti e femminucce sono diversi tra loro, ciascuno con una sua caratteristica ben precisa. Più avanti, gli spiegherete in cosa consiste effettivamente la differenza, cercando di fargli comprendere che la mancanza del pene non è affatto una cosa negativa per le bambine, ma che anzi quella fessura tra le gambe, serve per poter accogliere un giorno "un seme" che darà vita a un nuovo essere umano.

Una domanda tipica dei piccoli è "come nascono i bambini'". Evitando di entrare troppo in dettagli, diciamo così, tecnici, e di perdervi in strane elucubrazioni sulle farfalle e i fiorellini (ai bambini interessa sapere da dove arrivano loro, non altre creature), si può spiegare che il papà ha messo un semino che la mamma ha accolto in un ovetto, nutrendolo e facendolo crescere nella sua pancia. Ricordate, però, di sottolineare il fatto che questo gesto è caratterizzato dall'affetto e dal piacere che uniscono un uomo e una donna, e che un giorno anche loro proveranno. In questo modo, l'atto sessuale non sarà visto come un qualcosa di meccanico, ma come un atto d'amore.
Certamente, qualunque cosa voi diciate al bambino, è probabile che certe scene alla televisione possano contraddirvi; premesso che sarebbe meglio che un bambino non fosse solo davanti alla TV se il programma non è adatto a lui, nel caso in cui ciò dovesse succedere, limitatevi a dirgli che quello che si vede alla televisione non corrisponde sempre alla verità, e che il sesso tra un uomo e una donna è una cosa molto diversa, fatta anche di coccole e baci.

Fino a che i bambini sono piccoli, non c'è molta differenza se a parlare di sesso è l'uno o l'altro genitore. Quando, però, cominciano a crescere e le loro domande diventano più specifiche e dirette, meglio che la mamma parli con le bambine e il papà con i maschietti, in un vero discorso da "uomo a uomo" e da "donna a donna".
Quello di cui si lamentano gli educatori sessuali, è l'ignoranza che contraddistingue gli adolescenti in materia di sesso, anche nelle cose più semplici. Da un'inchiesta, è risultato, per esempio, che un'altissima percentuale di ragazzine non sa cosa siano le mestruazioni e a cosa servano. Questa carenza è, in parte, dovuta a una mancanza di dialogo in famiglia, in parte a una generalizzata disinformazione in merito. È chiaro che quando i bimbi saranno cresciuti, preferiranno rivolgersi altrove per soddisfare le loro curiosità (e bisogna rispettare questa loro scelta senza forzarli a parlarne in casa), ma se le basi gettate sono state buone durante l'infanzia, gli adolescenti saranno in grado di mediare tra quanto viene loro raccontato, magari dal compagno o dall'amica del cuore, e quanto avrete detto loro da bambini.
In altre parole, nessun timore o imbarazzo: il sesso non è un tabù, ma un argomento assolutamente naturale, da affrontare in qualunque momento dell'età del bambino con la giusta e adeguata prospettiva.

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